Esce l’opera Dior: 3 volumi per raccontare un genio

Non ci sono parole tutt’oggi per descrivere un genio come Christian Dior che segnò un’epoca, rivoluzionando per sempre la moda in soli dieci anni di carriera. Queste parole le hanno cercate e trovate Caroline Bongrand e Jérôme Hanover in “Dior”, monumentale opera in 3 volumi edita da Assouline.


Si tratta di un prezioso cofanetto con, appunto, tre volumi tematici, pubblicati in inglese, francese e cinese e dedicati a tutti i campi in cui si esprimeva il genio creativo del grande couturier: moda, gioielleria e profumi. “Dior Fashion” è stato curato da Caroline Bongrand, scrittrice ed ex direttore de L’Officiel, mentre “Dior Fine Jewelry” e “Dior Perfume” sono opera di Jérôme Hanover, ex direttore di Double e collaboratore di L’Officiel, Mixte e Le Figaro.

In tutto 240 pagine complessive al costo di soli 60 euro, pieno di illustrazioni, ricordi, campagne pubblicitarie, ritratti dello stilista in atelier con le grandi dive di quegli anni come Ava Gardner, interessanti aneddoti e lampanti dimostrazioni di come lo stile Dior non sia mai passato di moda, anzi, fu talmente rivoluzionario che vive ancora in noi, nella moda contemporanea. Lo stilista francese nel Secondo Dopoguerra ebbe il grande merito di rilanciare l’alta moda parigina in pompa magna, non lesinando mai sui tessuti, seppure quello fosse per tutti un tempo di grandi ristrettezze economiche.

Per un abito impiegava decine e decine di metri di preziosi tessuti e fu molto criticato per questa sua scelta, ma per Monsier Dior la haute couture era un sogno e i sogni non hanno prezzo né limiti. Inventò le linee ad A (gonne ampie e spalle strette ), H (il sopra attillato e fianchi stretti) e a sacco e dedicò la sua intera vita alla ricerca della bellezza di cui amava molto il suo essere così effimera come un respiro e come la felicità. In fondo, anche la sua parabola come stilista, per quanto riguarda la lunghezza, non la maestosità che tuttora ci incanta, fu effimera. Solo dieci anni.

L’8 ottobre del 1946 aprì a Parigi il suo primo atelier con l’aiuto finanziario di Marcel Boussac, il re del cotone e nel 1947 lanciò il suo New Look e l’abbondanza di stoffa dei suoi modelli aiutò anche la ripresa dell’industria tessile. Fu anche il primo ad abbinare gli accessori alla linea dei vestiti, vendendo, insieme ai modelli, scarpe, borse, foulard, profumi e perfino lo smalto per unghie! Un vero rivoluzionario, il prototipo dello stilista moderno. Dicevamo prima della sua parabola di vittorie lunga solo dieci, meravigliosi anni: morì, infatti, nel 1957 al Grand Hotel & La Pace di Montecatini in seguito a un malore. Se fosse vissuto ancora chissà quali altre iperboliche invenzioni ci avrebbe regalato. La sua eredità artistica fu presa in mano dal suo giovanissimo assistente, un altro rivoluzionario, Yves Saint Laurent. Ma questa è un’altra storia.