Il Comune di Milano vuole tassare le sfilate di moda: ribellione degli stilisti

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Milano e la moda sembrava un binomio indissolubile, invece, come spesso accade anche alle più felici delle unioni, all’improvviso si formano crepe che rischiano di diventare voragini se con intelligenza non si riesce a correre ai ripari. Stando a voci di stampa che hanno dell’incredibile considerando che il comparto moda è una voce importantissima del Pil del nostro Paese e non una sorta di fiera delle vanità che in certi periodo sbarca in città manco fosse il circo, il Comune di Milano dopo che lo scorso settembre aveva impedito che le passerelle si tenessero a piazza Mercanti per rispetto alla lapide dei partigiani caduti in guerra, costringendo così stilisti e gli organizzatori a trovare location alternative praticamente all’ultimo minuto, quest’anno ha chiesto una super tassa di 300mila euro a John Richmond per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche ai giardini Montanelli!


Il patron della griffe, Salvatore Moschillo, da una decina di anni organizza la sfilata di John Richmond in un tendone di sua proprietà allestito ai giardini Montanelli pagando la tassa sul suolo pubblico,ma mai così alta. Un vero salasso in un momento in cui la crisi attanaglia e strozza il settore moda, il Comune di Milano decide di infliggergli l’ennesimo colpo e speriamo non mortale. Ma poco ci manca. È di questi giorni la decisione di Moschino di sfilare a Londra, terra ben più colta di questa Italietta che spera di recuperare i suoi debiti tassando indiscriminatamente tutte le persone che certo quel debito non l’hanno creato.

Tassare la moda, e in questo caso John Richmond, non significa tassare uno stilista, significa ridurre gli utili, significa colpire le migliaia di lavoratori impiegati in questa azienda, significa costringere la moda italiana a guardarsi intorno in cerca di lidi più accoglienti. Lo scorso settembre, per la sfilata della collezione donna, Moschillo aveva pagato 39.339 euro di canone, otto volte in meno rispetto ai 300.000 euro chiesti dal Comune! Incredibile. Tutta colpa dell’inasprimento del Cosap, il canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche inasprito dalla giunta di Pisapia.

Naturalmente Moschillo ha combattuto perché era nel giusto, non si può ingiustificatamente pretendere un aumento del genere e, tra tira e molla con la segreteria di Palazzo Marino, è riuscito a pagare 79.566 euro, comunque il doppio dell’anno scorso. Il caso Richmond crea un grave precedente sul tema Cosap e un triste segno dei tempi che stiamo vivendo. Mentre in altri Paesi si tutela questo settore di cui lo stilista è solo il frontman di azienda fatta da padri e madri di famiglia, in Italia la si affossa, non rendendosi conto che non stiamo parlando di uno show, ma di economia.