Quando l’abbigliamento diventa un’espressione della fede politica: tutte le mode dagli anni ’60 a oggi

Il modo di vestirsi è da sempre visto come un aspetto molto importante per rappresentare il proprio status sociale. 

Nel corso della storia molti accessori sono diventati dei veri e propri cliché di una fazione piuttosto che di un’altra ma negli ultimi decenni il legame tra il mondo della politica e l’abbigliamento è stato principalmente un discorso di merchandising. Molti partiti, infatti, si rivolgono ad aziende specializzate in personalizzazione come Fullgadgets per far realizzare le felpe personalizzate con il logo o con gli slogan da mettere in vendita negli stand e nel proprio sito internet. 

studio in posa

Di seguito andremo a vedere come è cambiata la moda in politica dagli anni ’60 a oggi. 

Anni 60’ e 70’ 

Negli anni ’60 e ‘70, l’eskimo era un punto fermo della moda tra i politici, soprattutto tra quelli di sinistra. Si tratta di un giaccone che veniva portato con estremo orgoglio, proprio come se fosse una divisa. 

Era l’elemento indispensabile per ogni politico che cercava mostrare a tutti la sua appartenenza e il suo status. L’eskimo era visto come un simbolo di potere e influenza e divenne rapidamente popolare tra i personaggi politici di ogni genere. Da John F. Kennedy a Richard Nixon, i politici negli anni ’60 hanno adottato questo capo trendy come parte del loro guardaroba.  

Secondo alcuni si tratta di un capo che era diventato identitario ed era molto utilizzato, perché economico e facilmente acquistabile nei mercatini dell’usato. Talmente famoso che molte persone scrissero di questo indumento e, addirittura un pilastro della nostra musica come Francesco Guccini gli dedicò una canzone nel 1978. Lo stesso cantautore dovette affermare che utilizzava un eskimo solo perché era una giacca comoda e poco costosa e non per fare una dichiarazione politica. 

Durante questo periodo, la moda stava cambiando nei circoli intellettuali di sinistra e divennero sempre più popolari giacche e pantaloni a coste in velluto, maglioni a collo alto o di lana grezza. 

Anni 80’ 

Gli anni ottanta sono collegati a termini come riflusso o edonismo. Nelle due principali città italiane si crearono il gruppo dei Pariolini, a Roma e dei Sanbabilini, a Milano. Si tratta di ragazzi di buona famiglia che politicamente venivano collegati a destra.  

La moda del momento erano i capelli corti, indossavano occhiali Ray Ban con lenti a goccia, giacche di pelle e stivaletti a punta della allora celebre marca Barrow’s. L’evoluzione di questa moda furono i paninari, un gruppo di ragazzi che si trovava vicino ai camioncini dei panini e vestiva giacche Moncler e scarpe Timberland. Ad oggi sembra uno stile totalmente non indossabile e fuori moda, ai tempi, invece erano i più amati o i più detestati, a seconda delle ideologie. 

Anni 90’ ad oggi 

Negli anni 90’ cambia tutto e i partiti politici iniziano a capire la vera potenza che ha la moda nel loro ambito. Questo cambiamento è dovuto soprattutto alla televisione e alla maggiore conoscenza dei modelli stranieri. 

Fino a quel periodo politici di diversi schieramenti andavano in pubblico vestiti in maniera identica, senza indumenti che li identificassero per il loro partito. 

Da questo momento i vari partiti scelgono dei look per differenziarsi dagli altri. Per esempio gli uomini del post-comunismo, guidati da Valter Veltroni, iniziano ad andare in giro più sportivi. La Lega Nord, con Umberto Bossi al comando, indossa camicie verdi per richiamare il colore del partito o canottiere, come simbolo di populismo. Anche Berlusconi decide di vestirsi sempre elegante con il doppiopetto rendendo ogni sua uscita una celebrazione. 

Ad oggi tutti questi stereotipi sono diventati meno evidenti e i politici si vestono come preferiscono, indipendentemente dal loro partito di appartenenza