Coco Chanel spia segreta per i nazisti

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La vita di Coco Chanel fu appassionante ed avvincente, ma soprattutto fu doppia, almeno stando alle indiscrezioni riportate in un libro, “Sleeping with the enemy, Coco Chanel’s secret war”, (A letto con il nemico – La guerra segreta di Coco Chanel), del giornalista americano Hal Vaughan che accusa la stilista di essere stata un agente segreto al soldo dei nazisti. Un’accusa infamante. Ma andiamo con ordine.

Chanel, stando allo scrittore, fu una donna dalla doppia vita. Una dedicata alla moda che l’ha consacrata per sempre nell’Olimpo dei più grandi couturier di sempre e un’altra, parallela, nascosta come un doppiofondo nelle pieghe di un’esistenza a prima vista ineccepibile: agente segreto ferocemente antisemita.

Fino a qualche anno fa si riteneva che le simpatie filonaziste di Coco Chanel si fossero limitate a una liason d’amore con un alto ufficiale nazista, il barone Hans Gunther von Dincklage, di cui si innamorò follemente. Si sa, l’amore è cieco e a chi non può capitare di innamorarsi della persona sbagliata? Certo, un senso etico dovrebbe far prevalere la mente sull’istinto, ma tant’è, in fondo, siamo tutti umani…

Ma il legame con il nazismo di Chanel, purtroppo, non si fermò all’amore per Gunther, anzi, la stilista divenne una fanatica sostenitrice del regime tanto da essere arruolata nel 1940 dall’Abwehr, l’intelligence militare tedesca, come agente segreto F-7124, nome in codice Westminster, dal nome del Duca di Westminster, altro suo amante, perché la fedeltà per una donna libera e anticonformista come Chanel era un concetto obsoleto e riduttivo per chi come lei dalla vita voleva avere tutto.

Per avvalorare la sua tesi, Hal Vaughan ha consultato numerosi archivi francesi, inglesi, tedeschi e americani arrivando a conclusioni inconfutabili. Durante gli anni dell’occupazione tedesca della Francia, la stilista visse allegramente protetta all’Hotel Ritz di Parigi frequentato da gerarchi nazisti come Goebbels e Goering proprio in virtù del suo bieco collaborazionismo che si concluse solo con la fine della guerra, quando venne arrestata e poi liberata solo grazie all’intervento del suo amico Winston Churchill.

Ma sebbene sfuggita alle maglie della giustizia, la Francia non le perdonò di aver amato un nazista e per tanti anni la esiliò dal mondo della moda per via del suo passato così pesante, senza immaginare, però, quanto oscuro questo fosse. Fu solo nel 1954 che Chanel, ormai anziana, tornò in passerella presentando collezioni che sbaragliarono la concorrenza dei nuovi designer affacciatisi sul palcoscenico della moda mondiale. La leonessa era sempre pronta a sferrare l’ultima zampata e tutto sembrava dimenticato.

Ora a far tornare la memoria ai francesi, aggiungendo dettagli-choc e tracciando un ritratto di una donna spietata e completamente drogata di potere, ci pensa questo libro di Vaughan, rivangando un passato che rischia di mettere in cattiva luce la maison Chanel agli occhi del mondo. In particolare, ci si chiede come reagirà all’uscita del libro la comunità ebraica mondiale che tanto ha disprezzato John Galliano per delle frasi antisemite pronunciate tra i fumi dell’alcool. Ma quando il male è lucido e determinato a colpire, non è doppiamente colpevole?

Certo, ormai Coco Chanel è solo storia e la maison guidata da Karl Lagerfeld non può ereditare errori che furono solo e soltanto della sua fondatrice, ma un’ombra nera si staglia comunque sul nome di Chanel tanto che molte signore bene della comunità ebraica si sono dette pronte a boicottare per sempre i capi della maison. Sarà vero?