Mario Boselli: l’Italia deve allearsi con la Cina

Se la moda italiana vuole vincere la sua sfida, l’Italia deve allearsi con la Cina. E’ quanto sostenuto da Mario Boselli, presidente della Camera della Moda. Riferendosi alla settimana della moda milanese ha ribadito la necissità e il coraggio di trovare le formule giuste di successo:

La strategia di Camera dellla Moda nel contesto di internazionalizzazione che stiamo vivendo prevede la stipulazione di accordi, nell’obiettivo di fare fronte comune e collaborare. Due sono state nel tempo le partnership di rilievo strette con questo fine, la prima risale al 26 giugno 2000 con la Fédération Française de la Couture, che ha cambiato le sorti del fashion system: ha permesso infatti di fare fronte all’esigenza di avere calendari delle sfilate concordati internazionalmente, e potere fare blocco con i francesi per resistere all’offensiva degli stati Uniti e quella anglosassone. Inoltre, è stato possibile concretizzare il ritorno di Milano Moda Uomo e Milano Moda Donna a sette giorni di passerelle nel centro di Milano, che ha così riportato sotto i riflettori in tutto il mondo le aziende che portano alta la bandiera del Made In Italy

Boselli poi ha svelato un accordo commerciale tra Italia e Cina:

Risale a tre mesi fa, il 27 marzo, l’accordo di Camera della Moda Italiana con Beijing. E’ stato sicuramente coraggioso e visionario stipulare un accordo del genere, ma ritengo che veda coinvolti due mercati diversi tra loro ma del tutto complementari: l’Italia porta alta la manifattura nel mondo, mentre la Cina è leader nelle produzioni massificate. E’ necessario per noi puntare sempre alla qualità, a cui anche questo paese si sta oggi rivelando particolarmente sensibile, rispetto alla quantità. Ricordiamoci che i sarti dell’alto di gamma sono italiani, e allearsi è fondamentale per rafforzare la nostra leadership nel futuro. Le finalità sono molteplici: prima fra tutti, aiutare le aziende nostrane medio/piccole ad inserirsi nel mercato cinese, che è molto complesso e possiede dinamiche proprie, in quanto l’improvvisazione non paga