Raffaella Carrà, tra ombelico e paillettes, è la fashion protagonista di un libro sui cambiamenti della moda italiana

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In un’estate in cui sono tornati di moda i pantaloni a vita bassa, le piume, le paillettes e le camicie da indossare su shorts e denim, legandole sotto l‘ombelico con un gran fiocco, per mostrare invidiabili pance ultrapiatte, tra i libri fashion che vi consigliamo di leggere tra qualche mese sotto l’ombrellone non può davvero mancare “Raffaella Carrà” di Roberta Maresci.

Dedicato all’unica, intramontabile diva della nostra televisione, il libro, oltre che un’appassionante biografia su come una donna della provincia abbia conquistato con il suo “Tuca Tuca”, e altre canzone indimenticabili, dapprima lo scettro di regina della tv italiana e poi anche di quella spagnola – diventando così una delle pochissime dive internazionali del nostro show biz, se escludiamo oggi Michelle Hunziker che, in Svizzera e Germania, è un’autentica star, Raffaella Carrà è una delle massime icone gay che l’hanno scelta come riferimento e le rendono omaggio appena possono, come Tiziano Ferro con la sua “E Raffaella è mia“. Di icone gay ce ne sono tante, come Gianna Nannini e Patty Pravo, ma lei è la più trasversale perchè il suo pubblico va dai bambini agli anziani che la amano indistitamente. È un’icona al di sopra delle altre, è originale, estrosa, ha avuto una vita sentimentale burrascosa, ma ha sempre dimostrato che, nonostante le difficoltà, si può sempre essere allegri e colorati alla faccia dell’Italietta bigotta in cui la diva mosse i primi passi negli anni Sessanta e che scandalizzò in più occasioni, tentando di lanciare mode che in quegli anni stavano travolgendo il mondo intero, ma che nella RAI di allora erano assolutamente bandite.

Non possiamo, quindi, parlare di moda italiana senza parlare di Raffaella Carrà e Roberta Maresci, brillante autrice di un libro edito da Gremese, che spiega bene quanto questa donna abbia inciso su mode e tendenze italiane. Se Mina nei suoi tubini mostrava le gambe, ma non era una novità visto che da tempo Mary Quant e Twiggy avevano sdoganato a Londra la minigonna, Raffaella Carrà fu la prima in tv a mostrare l’ombelico. E fu uno scandalo che ancora oggi è ricordato nei libri di costume. Prima degli anni Settanta, mostrarlo era roba da “svergognate” o al massimo da hippie senza ritegno. Ma lei si inventò il “Tuca-Tuca” e si esibì in diretta con Alberto Sordi che nelle mosse del balletto la toccava proprio lì, su quell’ombelico eroticamente scoperto. Fu un successo enorme e per le fashioniste di allora la parola d’ordine divenne mostrarlo, ovunque: in città, in spiaggia, a lavoro, in discoteca. E ben presto anche i maggiori stilisti del tempo inserirono in collezione capi che lasciavano scoperto l’ombelico.

Determinata, coraggiosa, amante della vita e innamorata dell’amore, quale donna non ha mai voluto essere lei? Non era certo bellissima e i costumisti RAI del tempo ben sapevano come occultare i suoi difetti ed esaltare i suoi pregi, perchè Raffaella Carrà era fisicamente una donna come tutte noi: aveva fianchi larghi, gambe non perfette, bocca larga, statura bassa, naso evidente, forte sproporzione tra fianchi e punto vita da vespa. Era la classica donna dalla silhouette a clessidra, ma sapeva bene come muovere gambe, testa e capelli: ricordate il celebre movimento all’indietro del suo mitico caschetto biondo? Per valorizzarla dal punto di vista fashion le fecero indossare abiti lunghi in tessuti fascianti e leggeri – tra cui un crepe che ancora oggi in RAI chiamano “il crepe Carrà” – con maniche strette e sempre lunghe, grandi scollature sulla schiena – che lei adorava perchè le ricordavano tanto Yves Saint Laurent – e tacchi alti. E come ballava su quei tacchi. Tra i colori prediligeva il bianco e il nero, tres chic e di grande tendenza anche questa estate 2013. I fan forse ci rimarranno male, ma devono sapere, come rivela nel suo libro Roberta Maresci, che la diva, in fondo, non ha mai amato paillettes e piume, ma per “Carramba! Che sorpresa”, il famoso costumista Luca Sabatelli, creò per lei look scintillanti come long dress blu elettrico ricoperti di swarovski con grandi spacchi laterali e meravigliosi drappeggi sulle spalle, per non parlare di un body in lycra nera, quasi nude look e interamente ricamato a mano con cannette color oro. Pesava quasi due chili ed era bello come una scultura. Tutti abiti quasi couture, pieni di dettagli, ricami e appartenenti a quelli che oggi definiremmo trend color blocking e trend sparkling, con il grande ritorno delle paillettes, tra le maggiori tendenze di questa stagione.

Questo per dire che Raffaella Carrà è senza tempo e che, naturalmente, la moda ha i suoi cicli e ricicli storici. Alla fine tutto torna, ma c’è sempre una donna che osa per prima, creando quella tendenza che poi, negli anni, tornerà ad ispirare gli stilisti. ma perchè raffaela Carrà si vestiva così? Certo, aveva l’allure di una grande diva ma, soprattutto, sapendo di non avere gambe da modella, era consapevole di non poter indossare abiti rigorosi di stile, ma, in fondo, quella fu la sua fortuna perchè così finì con l’indossare look incredibili, come quelli con le maxi spalline che, a guardarli oggi, sono di un kitsch incredibile, ma la tv di allora era sogno, era figlia dell’avanspettacolo e le presentatrici erano autentiche dive. Raffaella Carrà era bionda, sorridente, vestita sempre molto sexy ma mai volgare, piaceva molto ai bambini ed era una donna a colori. E cosa si può desiderare di più? Inoltre le sue canzoni sono pura disco-music e la suonano ancora oggi, sia originali che remixate come nell’ultimo film di Paolo Sorrentino, “La grande bellezza” dove gli ospiti improvvisano a una festa il solito trenino sulle note di “A far l’amore comincia tu”, una canzone del 1977, tra l’altro scelta anche come inno nazionale del Gay Pride del 2010 a Roma. In conclusione, Raffaella Carrà, con la sua moda kitsch e divertente, coloratissima, glam e assolutamente nuova per l’Italia di quegli anni, ha cambiato la storia della moda e del costume italiano senza avere un corpo e un viso da modella. Un bel monito e un grande esempio per tutte le donne, soprattutto per le giovani e fatue bloggerine che credono che basta avere la taglia 38 e abiti che loro reputano cool per diventare famose. Queste “morte di fama” passeranno, Raffaella Carrà resterà per sempre.

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