Prada si aggiudica l’asta per aprire uno spazio all’interno della Galleria Vittorio Emanuele a Milano

Prada asta negozio galleria vittorio emanuele milano Il lusso, il successo e la popolarità si disputano anche su base d’asta: a colpi di offerte e rialzi grandi marchi lottano per avere in concessione spazi prestigiosi e lussuosi in cui poter aprire i propri store. E’ avvincente seguire la dinamica di questi match: proprio recentemente il colosso Prada ha battuto altri due giganti, Apple e Gucci, sul fronte del bando per accaparrarsi uno degli spazi più ambiti e preziosi d’Italia. La maison milanese si è aggiudicata uno degli spazi più ambiti, ricercati e preziosi all’interno del cosiddetto Salotto Milanese, ossia la Galleria Vittorio Emanuele a Milano.

In tempi di crisi, calo dei consumi, terza settimana del mese che non si fatica a raggiungere e moniti quotidiani da parte della BCE, le cifre in ballo per il settore del lusso fanno davvero girare la testa. Ma ne abbiamo già partlato in precedenza: se tutto intorno crolla chi rimane saldamente in piedi sono i comparti del lusso (dalla moda, al make up fino allo skincare) e la tecnologia.

Non è dunque un caso che i concorrenti per accaparrarsi i quasi ottomila metri quadri della Galleria Vittorio Emanuele, oggi occupati dal fast food americano McDonald’s, fossero proprio titani del fahion e del techno world come Apple, Gucci e Prada. Bisogna dire che, dal punto di vista del piano architettonico e strutturale, la casa di Cupertino ha ottenuto il punteggio maggiore (50 punti contro i 47 di Prada e i 46 di Gucci), ma questo non è bastato per aggiudicarsi il match, visto che l’offerta ecomomica di Prada è risultata essere stellare.

Credete che stellare sia un aggettivo iperbolico o fuori luogo? Ebbene: la base d’asta partiva da un canone di poco superiore ai 2 milioni annui per i primi cinque anni e 3,6 milioni per i successivi tredici anni previsti dalla concessione. Prada ha offerto il 150 per cento in più, contro il 25 di Gucci e l’1 per cento di Apple. Stellare, appunto.

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