Sostanze chimiche nell’abbigliamento sportivo, lo svela Greenpeace

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Per conto di Greenpeace, due laboratori indipendenti hanno testato 17 capi d’abbigliamento outdoor alla ricerca di perfluorinati e perfluorocarburi. Il risultato del test è stato che sostanze chimiche nell’abbigliamento sportivo dei marchi più popolari come The North Face, Patagonia, Adidas e l’italiana Salewa.

Le aziende di abbigliamento outdoor usano, molto spesso, le immagini di una natura selvaggia e incontaminata nella loro pubblicità, eppure i loro prodotti contengono sostanze pericolose che contaminano persino la neve in alta montagna. Non è un problema solo dei Paesi dove si trovano le industrie tessili. Il nostro studio dimostra sostanze come i PFC, altamente volatili, evaporando, viaggiano anche nell’aria che respiriamo oltre che nell’acqua, quando facciamo il bucato

Queste le parole di Chiara Campione, Project Leader di “The Fashion duel” di Greenpeace Italia in merito alla ricerca effettuata sui capi d’abbigliamento sportivi. Trovati i PFC sono stati trovati anche nelle membrane impermeabili (come il Gore-Tex®) e di conseguenza in tutte le giacche tecniche ed impermeabili, adatte alle attività sportive o al tempo libero. Le alternative esistono e sono già disponibili globalmente:
ovvero  finiture e rivestimenti in poliestere e poliuretano. In questo modo potremmo possedere una giacca impermeabile e traspirante.

Greenpeace chiede alle aziende dell’abbigliamento outdoor di fissare delle scadenze per l’eliminazione dei PFC, sviluppando ulteriormente la sostituzione di tali sostanze con formule più moderne ed eco-sostenibili. Tutti i PFC devono essere oggetto di attenzione nel quadro della regolamentazione chimica europea. Nel 2008 iniziò la campagna Detox di Greenpeace, oggi sono già 18 le aziende leader dell’abbigliamento che si sono impegnate a eliminare le sostanze pericolose dei capi d’abbigliamento entro il 2020.

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