Mostra Roberto Capucci e L’antico, un incontro magico tra alta moda e arte

mostra roberto capucci e l'antico omaggio vittoria alata

Quando la moda riesce a dare il meglio di sè, solitamente, ci troviamo di fronte a iniziative che coinvolgono le arti, il mondo contemporaneo e le manifestazioni artistiche più disparate (vedi Master’sHand promossa dai Fratelli Rossetti). In altre parole: la moda fine a se stessa, fatte salve alcune eccezioni, sta scomparendo per far spazio a matrimoni e connubi di altissimo livello e pregio artistico.

Roberto Capucci sarà in mostra presso il Museo di Santa Giulia a Brescia nella prima grande iniziativa che vede protagonista il rapporto tra alta moda e antico, a cura di Massimiliano Capella e Francesca Morandini. Dal 19 novembre 2011 al 18 marzo 2012 potrete vivere un’esperienza di forte impatto visivo e di vera cultura.

Si tratta di una mostra singolare e imperdibile, dedicata a tutti gli amanti dell’arte, della moda e in generale della bellezza come tale, che unisce la creatività, modernità e l’estro haute couture all’archeologia e alla classicità di un’arte perduta ma mai dimenticata.

Roberto Capucci dedica la sua partecipazione alla Vittoria Alata, la statua in bronzo che affascina il mondo da secoli con la figura della donna sinuosa con ali piumate: sin dal momento della scoperta, avvenuta il 21 luglio 1826 presso l’antico tempio dedicato a Vespasiano nel 73 d. C., in molti accorsero a ammirare la statua, eruditi locali e studiosi, anche dall’estero, dando vita alle numerose interpretazioni che ancora oggi continuano ad alimentare il fascino di questa straordinaria opera.

Massimiliano Capella, direttore dei Musei Mazzucchelli e ideatore del progetto, spiega così il significato dell’Omaggio alla Vittoria Alata da parte di Roberto Capucci:

Nel marzo del 2011 l’incontro tra Roberto Capucci e la scultura simbolo della città di Brescia dà vita a 9 diverse illustrazioni (matite colorate e grafite su carta Fabriano, 50×70 cm, in mostra), stese nell’arco di un’unica giornata, sintesi delle diverse interpretazioni del panneggio antico, del chitóne e dell’himàtion. La linea tratteggiata è sempre molto precisa, il disegno si fa più marcato quando Capucci deve rendere la materia più consistente di taffetas, crêpe, sauvage o mikado, mentre si alleggerisce in uno sfumato per materiali più aerei quali georgette e organza. La scelta di ritrarre il corpo immaginario quasi sempre di profilo consente di sviluppare al meglio sulla carta l’invenzione delle ali, parte fondamentale della Vittoria bresciana.

L’interpretazione della Vittoria Alata si concretizza, nel lavoro di Roberto Capucci, in modo mirabile:

La veste drappeggiata, sottilissima e probabilmente bagnata della Vittoria viene interpretata nell’abito-scultura con 25 metri di georgette di seta e 17 metri di mikado in tre diverse tonalità di verde, una di mauve e una di bronzo. In georgette sono la gonna-manto, le maniche e l’ampia scollatura, unica citazione fedele del chitóne della Vittoria, mentre per creare un contrasto cromatico e materico con la leggerezza della georgette Capucci sceglie il mikado mauve per la sottogonna rigida, per l’alta cinta e per le ali. Quest’ultime, doppiate e riccamente drappeggiate nei colori del mauve e del bronzo, si inseriscono nella scollatura posteriore sottolineandone il profondo taglio a V, contrapposto al taglio piramidale conferito dalle due code, sempre in georgette, che partendo dalle maniche si sviluppano fino a terra, amplificando il volume dell’abito-scultura.

Tra gli abiti in mostra figureranno varie versioni del Peplo, ideato nel 1973 come abito in georgette ecrù bordato di rosso scuro, dalle linee tradizionali, emblema dell’ispirazione alla natura e all’antico; l’abito da sera Farfallone, un tripudio di colori in taffetas plissé, presentato a New York nel 1985 ed esposto nel rinascimentale Coro delle monache; l’abito-scultura Vestale, personalissimo omaggio di Capucci a Maria Callas, in taffetas di seta con una coda di oltre dieci metri, andato in scena nel 1986 all’Arena di Verona ed esposto nel Coro delle monache.