H&M apre in via del Corso a Roma dove la moda non parla più italiano

David Beckham Meets Fans At H&M

Il low cost batte il Made in Italy. È la dura legge della globalizzazione che, soprattutto in tempi di crisi, premia il marchio di tendenza, ma a poco prezzo. Così i golfini di Benetton, storico brand italiano, devono lasciare il posto ai capi più cheap, ma più trendy di H&M.

Il tutto avviene a Roma dove il colosso svedese H&M si è aggiudicato, dopo una lunga battaglia con il principale competitor, il fashion group spagnolo Inditex, (che possiede, tra l’altro, i marchi Zara, Bershka e Stradivarius), il palazzo dell’Unione Miltare in via Tomacelli, angolo via del Corso. H&M possiede già un altro store di tre piani, sempre in via del Corso, ma il business va benissimo, quindi, perchè non incrementarlo, considerando anche che nello store già esistente mancano le collezioni uomo e bambino? La cifra d’acquisto è da capogiro, ben 180 milioni di euro. Così, a poche centinaia di metri dal palazzo dell’ex La Rinascente (altro importante pezzo del made in Italy strappato via dall’avida concorrenza straniera) dove Zara ha aperto il suo ennesimo megastore, (ne ha ben 3 solo lungo via del Corso!), H&M lancia la sua sfida con una boutique nuova di zecca di ben seimila metri quadri.

Benetton è uno dei tanti famosi marchi italiani che si fregiano di un titolo, quello di “made in Italy” ormai solo supposto tale, dato che il concetto stesso di “made” ossia “fatto” in Italia è da anni svuotato di ogni significato, visto che la produzione avviene per lo più all’estero. Se il Made in Italy, alla fine, oggi,  indica qualcosa di realizzato all’altro capo del mondo e non ha più alcun valore se non, forse, quello del design e delle idee,perchè scandalizzarsi se la via principale dello shopping della Capitale d’Italia è un bazar indistinto di brand stranieri di mediocre qualità, mentre le belle sartorie di una volta, gli incantevoli showroom delle modiste, dei guantai e di chi produceva lingerie da sogno e pelletteria di lusso sono stato spazzati da questo tsunami vergognoso verso il quale ogni autorità tace.

Il centro di Roma non ha più nulla che lo differenzi da quello di Tokyo o Londra o New York: ci sono esattamente gli stessi negozi che vendono la stessa merce alla stessa gente. Gente senza gusto, personalità ed idee. Ragazzine che quegli abiti globalizzati li indossano e li rimixano tra loro credendosi alla meno peggio delle fashion blogger, se non addirittura stylist o, peggio, delle cool hunter. Nel caso di H&M, non è in gioco solo la (s)vendita di un altro pezzo storico del Made in Italy, ma l’educazione allo stile di intere generazioni che crederanno, per forza di cose, non essendovi alternative fashion a loro conosciute, che la moda sia quella e che non parli più italiano.

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