Moda e Arte: Modalizer intervista Alessandro Fantini – II parte

Torniamo a parlare di Moda e Arte con la seconda e ultima parte dell’intervista che l’artista abruzzese Alessandro Fantini ha concesso a Modalizer.

Come veste Alessandro Fantini? Come vestono i personaggi surreali nelle tue tele? Come vestono i soggetti nei tuoi movie?

Tendo a concepire l’abbigliamento come l’epifenomeno visibile dello stato d’animo del momento. Questo in parte spiega perché quando mi trovo nel mio studio e sono impegnato in un quadro, nella scrittura di un romanzo, nella composizione di un brano musicale o nel montaggio di un film preferisca capi poco appariscenti che siano funzionali a minimizzare la mia “corporeità” e ad amplificare l’astrazione, oserei dire appunto “medianica”, sottesa al processo creativo. Di norma prediligo vestiti a tinta unica dalle tonalità scure, quali il nero, il blu oltremare o il blu violetto, in modo da simbolizzare la “nigredo” alchemica, l’opera al nero, il momento della “nerezza” in cui l’opera deve essere affrancata dal tenebroso caos dell’informe. Per eventi pubblici mi oriento sui gilet di pelle o ricamati indossati sotto ampi trench di pelle che adoro in particolar modo dato che richiamano i mantelli e le cappe di sapore “dark gothic” che appaiono sovente anche nelle miei tele nei miei film.

Tom Ford, celebre stilista e regista americano ha affermato:
“Storicamente, Gucci è Sophia Loren. Yves Saint Laurent è Catherine Deneuve. Sono entrambe sexy, ma Gucci è un po’ più scontato rispetto a Saint Laurent”
Secondo te chi è la più sexy?

Mi trovo d’accordo con Tom Ford. Nel mio immaginario erotico laDeneuve incarna l’eterno femminino vampirico di ascendente preraffaellita capace di sprigionare quell’esangue quanto ambiguo languore portato sullo schermo in “Belle du Jour” di Bunuel, e in maniera ancor più perturbante in “The Hunger – Miriam si sveglia a mezzanotte”, dove interpreta un vampiro che consuma i suoi amanti fino ridurli in mummie e si misura in un superlativo amplesso saffico con una giovane Susan Sarandon. Per me la quintessenza del “sex appeal è sempre strettamente legato all’ambivalenza e al sentimento dell’arcano che avvolge ciò che è razionalmente ineffabile. In questo senso Yves Saint Laurent, che tra l’altro ha illustrato quella che è stata la fonte letteraria del movimento surrealista, ossia l’oscuro ed atrocemente sublime “I Canti di Maldoror” di Lautreamont, potrebbe definirsi l’ “arbiter elegantiarum” della Morte per antonomasia. Sotto questo punto di vista penso abbia esaltato al meglio la natura intrinseca della Moda che, come scriveva a ragione Leopardi, è sorella della Morte in quanto entrambe impegnate a “parimente a disfare e a rimutare le cose di quaggiù”.

Puoi anticiparci qualcosa sui tuoi prossimi progetti?

Com’è mia prassi abituale sto lavorando in simultanea su un nuovo video musicale (che stavolta, a differenza dei precedenti, consisterà esclusivamente di disegni animati), una grande tela dal respiro neoclassicamente escatologico, e una sceneggiatura che mi auguro di poter convertire in un nuovo film prima della fine dell’estate in una location italiana dalle suggestioni ataviche degna di un dipinto di Caspar Friedrich.

L’intervista finisce qui. Non mi rimane che ringraziare Alessandro Fantini per la disponibilità e per il tempo che ci ha concesso nonostante i suoi numerosi impegni attuali.