New York Fashion Week p/e 2014: Carolina Herrera, Balmain, Ralph Rucci

Carolina Herrera

Quinta giornata di sfilate per la New York Fashion Week che si prepara a cedere il testimone alla London Fashion Week da cui ci si attendono grandi cose perchè è lei in questi momento la città più cool dove presentare le proprie creazioni. Un tempo era Milano, ma le cose cambiano, però se Vico aveva ragione con i suoi “corsi e ricorsi storici”, non è detto che tutto non torni come un tempo e noi italiani ce lo auguriamo davvero di cuore.

Tornando a New York, non sono uscite grandi tendenze moda per la prossima p/e 2014, anzi ogni stlista ha espresso la sua personale linea di moda senza curarsi di quella degli altri e nemmeno le stampe, se non forme e design, hanno qualcosa in comune. L’anno scorso c’era la mania dell’egg shape, dell’optical, del color blocking e dei colori fluo, ma, quest’anno, a parte il solito safari chic e le calde tinte sahariane, oltre al solito animalier, non c’è in giro nulla che inviti a spalancare il nostro guardaroba per far posto a qualcosa di nuovo di cui valga davvero la pena. Ma, a ben pensarci, se proprio dobbiamo indicare una vera tendenza newyorkese c’è un ritorno davvero notevole ed evidente a una femminilità finalmene non sguaiata, mai volgare, fatta di “lato a” e lato b” mai in evidenza, anzi. C’è un trionfo della vera signorilità di una volta, le splendide regine del jet set, le sublimi ereditiere che facevano sognare il mondo con il loro stile così charmant e upper class.

Tutte donne che amavano, e che tornano oggi ad amare, abiti di gran classe, morbide jumpsuit, camicie con colli e polsi importanti e con appena il primo bottone sbottonato, mica come qualche tempo fa quando mostrare la lingerie era quasi un must. Pants alla caviglia e non hot pants, sandali gladiator in pelle e non zatteroni e zeppe e poi basta con queste borchie, il revival del punk è bello che finito. I tessuti hanno colori e stampe fantasie di rara eleganza, anche se, ammettiamolo, ci vuole un certo stile per indossare capi del genere, ideati per muse eteree, come Jackie Kennedy per Valentino. L’unica vera, grande “bizzarria” della giornata ce l’ha riservata la griffe Balmain e usiamo volutamente il termine “bizzarria” perchè da una griffe come Balman un cambio di rotta così imprevedibile non se lo sarebbe aspettato nessuno.

Finito il tempo delle maxi spalline, dei capi interamente realizzati in tessuti color oro, argento e lamè, con giacche mlitari ispirate a Michael Jackson, oggi non resta che un lookbook, e nemmeno una sfilata, perchè non c’è stato alcun fashion show. Le immagini in puro stile “Californication” sono un inno al glam rock losangelino puro. Realizzate per lo più in bianco e nero, hanno come protagonisti minidress, chiodi, sandali gladiator e minidress così mini da sembrare per lo più lunghi top tank. Davvero una svolta imprevista che chissà se piacerà ai grandi fan della griffe. Vedremo.

Tra gli altri stilisti che hanno sfilato al Lincon Center non possiamo non citare Carolina Herrera. I suoi non sono abiti pret à portér, ma pret à couture perchè quasi di alta moda e certi sprovveduti arroganti che si dilettano a Parigi a presentare collezioni di alta moda dovrebbero proprio prendere lezioni di stile da questa signora sudamenricana che ha fatto la storia della moda e ancora continua ad affascinare con i suoi abiti soavi dall’allure iperfemminile. Chi non vorrebbe indossarli? Sono autentici caolavori e fanno sentire ogni donna una vera principessa. Chiudiamo questo lungo report con Ralph Rucci che, francamente, nelle sue collezioni passate ha datto di meglio e proprio non ha convinto nessuno con i suoi abiti color cipria, beige e nero, tailleur già visti e rivisti e giacche da dark lady che non hanno alcun filo conduttore, né di stampe né di design.