Anna Wintour produce e vende magliette per la campagna elettorale di Barack Obama

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Alla bella Scarlett Johansonn paparazzata in abito Stella McCartney a New York il 7 febbraio scorso a una cena per supportare la rielezione di Barack Obama come presidente degli Stati Uniti nessuno aveva detto nulla. Forse perché era talmente bella nel suo little black dress da togliere il fiato, forse perché in fondo è solo un’attrice che sposa una causa come un’altra per finire sui giornali. Ma allora Anna Wintour chi è? In fin dei conti è solo la direttrice di un magazine di moda e non crediamo affatto abbia il potere di spostare ampie fasce di elettorato da una parte all’altra della barricata.

Tra l’altro la Lady di ferro della moda è una democratica convinta, l’avreste mai detto? Soprannominata la “Wintour del nostro scontento” dai suoi dipendenti, tanto per citare Shakespeare e il suo “Riccardo III”, ora non gode di grosse simpatie nemmeno tra i repubblicani. Dopo essersela presa con Clint Eastwood e la pubblicità di Chrysler, troppo filo-democratica, ora tocca alla regina del fashion system mondiale sopportare gli strali del Grand Old Party per aver convinto stilisti del calibro di Marc Jacobs, Diane von Furstenberg e Vera Wang a disegnare una linea di magliette e accessori che saranno messi in vendita durante la Fashion Week, che si è aperta ufficialmente ieri a New York, allo scopo di raccogliere fondi per la campagna elettorale del presidente statunitense, Barack Obama.


I repubblicani non hanno tollerato questa sua pericolosa presa di posizione, anche prchè solo qualche giorno prima, questa special collection, dal titolo evocativo ‘Runway to Win’, è stata presentata il 7 febbraio a New York, alla presenza di Anna Wintour e di Scarlett Johansson, di cui vi parlavamo all’inizio di questo post. Per partecipare al party, sold-out, gli ospiti hanno pagato 250 dollari solo per una consumazione e ben  2.500 dollari per una cena placé.

Ma è il costo di magliette e accessori e degli accessori a insospettire i repubblicani. Sono troppo bassi. Compresi tra i 45 e i 95 dollari, è chiaro per loro che sono stati usati impropriamente fondi delle stesse case di moda per la produzione di questi oggetti, violando le regole per le donazioni politiche in campagna elettorale. Ma secondo i democratici tutti gli stilisti hanno usato il loro tempo libero per disegnare la linea di vestiti.

Chi avrà ragione? Di certo è che non si era mai vista una donna come la Wintour esporsi in prima persona in una causa politica, alienandosi così le simpatie di molte sue elettrici. I maligni pensano che da tutto ciò ne avrà il suo tornaconto. Ma quale esso sia ancora non è dato saperlo…